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IL
COLONNELLATO DI ZUBIENA
STORIA
DI SINIBALDO E SULFUROSA
Verso la metà
dei XV° secolo, gli AVOGADRO erano diventati così potenti e numerosi,
che si videro costretti a dividere i loro possedimenti consortili in ben
nove colonnellati ed ovviamente ad assegnare ad ognuno una particolare
denominazione.
Nel 1499 per la
precisione, ZUBIENA era inserita nel Colonnellato di "MIRONO"
divenuto colonnellato di ZUBIENA proprio per l’importanza assunta
dall'insediamento in quel periodo.
Un particolare
abbastanza insolito per quei tempi, che sta a dimostrare la vasta
estensione di questo colonnellato, era la sua suddivisione in altri tre
sottocolonnellati detti RE,
ROSSI, BAILA.
Il
governo di questi possedimenti consortili era affidato ad un GASTALDO
(tesoriere) il quale amministrava il patrimonio collettivo, naturalmente a
favore degli AVOGADRO, e buon ultimo, anche per se.
Il
"GASTALDO" era investito di ogni autorità dal governatorato
consortile per trattare con il Sovrano; inoltre egli raccoglieva in sé e
rappresentava di fronte alla comunità tutti i privilegi concessi al
capostipite degli AVOGADRO di CERRIONE, signori e padroni del territorio
tutto.
Questa specie di Amministratore unico ''ante litteram” era
strettamente legato all'andamento finanziario del Colonnellato a lui
affidato, in quanto poteva avere fortissimi guadagni, ma anche gravi
perdite, tanto da portare il possedimento al
fallimento; comunque ed in ogni caso il Gastaldo doveva rispondere
personalmente di fronte all'autorità degli AVOGADRO di Cerrione.
Un fatto storico di notevole importanza accaduto in quel di ZUBIENA fu
la memorabile disputa sorta in occasione dell’elezione del Podestà, nel
1557.
In cento anni il vecchio GASTALDO aveva solo cambiato nome, ma le sue
funzioni erano rimaste invariate.
La comunità di
ZUBIENA aveva acquisito il diritto di presentare al signori del posto una
terna di candidati, sempre scelti comunque tra gli abitanti del
colonnellato; uno di questi doveva essere scelto e designato a ricoprire
la carica di Podestà o Gastaldo che dirsi voglia.
Questa
volta però BESSO degli AVOGADRO di CERRIONE, non approva la scelta dei
candidati propostigli ed in aperto contrasto con la popolazione procede
alla nomina di un suo uomo di fiducia.
Inevitabilmente
gli uomini di ZUBIENA per controbattere tale decisione, di comune accordo
ne eleggono uno scelto da loro nella persona di SINIBALDO DA CERRIONE.
Si ebbero così per lungo tempo due podestà con gli inevitabili
malintesi e contrattempi. Fu gioco forza ricorrere alle autorità
superiori al fine di avere un equo giudizio sulla controversia, o almeno
lo si sperava.
Il Duca Emanuele Filiberto di Savoia si ritrovò questa patata bollente
in mano e gli occorsero ben dieci anni per emettere un giudizio.
Infatti il 14
Dicembre 1567 diede ragione a Besso degli Avogadro da Cerrione ed
ovviamente torto agli uomini di Zubiena.
Le cronache dell'epoca non ci dicono di più. Non ci è dato quindi di
sapere gli inevitabili strascichi di questa decisione avversa agli uomini
di Zubiena, ma ben conoscendo il carattere di questa popolazione,
tutt'altro che remissiva, qualche rimostranza un po’ vivace ci sarà
stata; non per niente uno dei soprannomi della gente di Zubiena è
"GIACA ‘NVERSA”, proprio per il loro carattere contestatore, ma
gli storici hanno preferito stendere un velo d'oblio per il quieto vivere.
LA SULFUROSA
Fra i tanti…Pregi…del carnevale ve ne è uno un po' meno ridanciano
e godereccio degli altri, ma non per questo meno importante, mi riferisco
al fatto che almeno una volta all'anno...Semel in anno licet...si
riportano in vita dei personaggi esistiti nella realtà o per lo meno
nelle leggende popolari che altrimenti sarebbero relegate nel
dimenticatolo.
Uno di questi personaggi, forse più legato alla legenda popolare che
alla realtà, ma
che nel buon tempo andato ha avuto la sua buona parte di notorietà fra
le popolazioni insediate sul nostro versante della Serra era la
"SULFUROSA".
Di Lei si sa che nei giorni di
mercato a Biella era solita scendere per vendere i prodotti coltivati nel
Suo podere in special modo le mele, prodotto classico locale; questi suoi
continui viaggi in città le davano modo di essere sempre aggiornata su
tutti i fatti più salienti e dai locali era vista un po’ come la
gazzettiera, una sorta di giornale parlante.
I suoi lazzi e frizzi contro
tutti e tutto erano diventati proverbiali, a Lei non andava bene niente
era sempre in disaccordo con le autorità costituite (povero Sinibaldo!) e
quando si metteva in testa una qualche idea si poteva essere certi che in
un modo od in un altro lei riusciva a portarlo a buon fine ed ovviamente a
suo profitto.
Un'altra dote
in possesso della "SULFUROSA" era la conoscenza dei segreti
delle erbe e degli infusi che se ne potevano ricavare; infatti non vi era
valligiano che non ricorresse a lei per farsi curare e guarire gli
acciacchi.
Questo suo
insolito soprannome "LA SULFUROSA”, perché ovviamente di
soprannome si trattava, le era stato affibbiato in quanto nei pressi della
sua cascina sgorgava la ultra famosa sorgente di acqua sulfurea nota per i
suoi poteri diuretici e della quale ella ne era gelosa custode.
Fonti:
-
"I
souma qui!", Pier Giorgio Tamaroglio - Giancarlo De Alessi
editore (1991)
-
Documentazione
varia da Archivio Pro Loco
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